Dalla città fortificata che si trova sopra la baia verde-azzurra e possibile ammirare tutto la baia di Kvarner. Ha le sue origini nella preistoria, quando i suoi abitanti avevano uno stretto legame con i ritmi della natura, legame che si è mantenuto con il tempo.
Ancora oggi all'interno della fortezza crescono i «Campanelli di Plomin» fiori protetti di colore violetto che con le sue sfumature mistiche incanta l'intera area. Quando si parla di Plomin non si può non nominare l'antica iscrizione glagolitica incisa sulla facciata esterna della chiesa di „San Giorgio“ chiamata semplicemente «scritta di Plomin». Si tratta di una blocco di pietra dell' undicesimo secolo raffigurante l'immagine in rilievo di un uomo con indosso un'antica tunica e con in mano un ramoscello, rappresentante il dio illirico - romano della flora e della fauna, Silvan. I suoi edifici in pietra non sono solo testimonianze vividi ricordi del regno del Dio Silvan, l'antico patrono di piante e animali, ma anche dei pirati «Liburni» e delle loro avventure sul mare, degli antichi romani con i loro imponenti edifici, di autorità ecclesiastiche e custodi della fede, del secolare porto con gli abili marinai, di grandi battaglie davanti alle porte della città e della tranquillità che ora circonda ogni visitatore.
Nel 1599 la città ha subito il primo attacco da parte degli uscocchi, una quindicina di anni più tardi il secondo. Da quell'ultimo attacco è nata la leggenda la quale spiega come gli italiani hanno dato il nome «Flanona» a Plomin. La leggenda narra che gli uscocchi sterminarono tutta la popolazione della città. Al sanguinoso attacco sopravvissero solo una nonna con la sua nipote (Fia e nona), nascondendosi nella fuga di un camino.
Questa città di lunga vita, dalla quale la baia di Kvarner prende il nome "Sinus Flanaticus", con il suo spirito di atemporalità, è riuscita a mettere un sigillo sul tempo e sulle persone, mescolando la storia e magnifici panorami che danno sul mare e rappresentando perfettamente il cerchio della vita.
